Nella mattinata di oggi ci ha lasciato una delle figure iconiche del calcio valbormidese e cairese, Giancarlo Monaci. La società A.S.D. Cairese 1919 porge le proprie condoglianze alla sua famiglia e ci tiene a ricordare la sua figura e le sue gesta attraverso la penna del giornalista Daniele Siri.
Ognuno di noi nella vita ha dei punti di riferimento, persone che ci hanno guidato in determinati momenti belli o tristi della nostra esistenza. E anche dal punto di vista calcistico è così, ci sono atleti che con il loro comportamento in campo ma soprattutto fuori hanno indicato la via a decine di ragazzi più giovani, facendoli innamorare di quello che a torto o ragione viene definito lo sport più bello del mondo. Il mio idolo personale di quando da ragazzino affollavo le gradinate del “Lionello Rizzo” era proprio lui, Giancarlo Monaci che purtroppo oggi ci ha lasciati dopo una lunga ed estenuante lotta contro la malattia: ma d’altronde dal “nonno” ( soprannome che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera a partire dalla fine degli anni ’60) non potevamo aspettarci niente di meno visto che anche sul terreno di gioco era sempre l’ultimo a mollare spronando, con il suo carattere spigoloso ma sincero, i compagni a lottare sino alla fine anche quando la sconfitta appariva inevitabile. Se chiudo gli occhi, lo vedo puntare la porta con il suo scatto bruciante, saltare l’avversario e scaraventare il cuoio alle spalle del portiere. Ma il suo pezzo pregiato era il colpo di testa, con un’elevazione di prim’ordine abbinata ad un senso del tempo che gli permetteva di restare in aria quell’ attimo in più per buggerare il suo marcatore. Era davvero unico il “nonno” ed irripetibile è stata la sua carriera che lo ha portato a giocare sino a 46 anni, con la maglia del Pallare ,quando per la gioia della sua amata moglie Renata, decise di appendere gli scarpini al chiodo. Ha scorazzato per tutta la valbormida, vestendo una marea di maglie e segnando goal a grappoli, ma le pagine più belle le ha scritte con la casacca gialloblù addosso finendo per diventare uno dei giocatori simbolo, uno dei pilastri di quella squadra che si meritò l’appellativo di “Cairese dei Miracoli” proprio lui che paradosso dei paradossi arrivava da quella Carcare da sempre nemico (sportivo) numero uno dei gialloblù. Poi dopo quelle pagine fantastiche seppe scriverne altre più sofferte ma altrettanto degne di nota insieme ai compagni sempre, Bruno Berretta, Giorgio Pesce e Remo Lucchesi, per poi chiudere la sua storia gialloblù nella stagione 1975/6 facendo da balia ad un manipolo di ragazzini alla ricerca di una salvezza impossibile. I numeri paiono freddi ma a volte sono perfetti per rendere l’idea e le quasi 200 presenze in gialloblù (all’epoca le statistiche erano un po’ ballerine) e 63 reti fanno di lui uno dei principali bomber della storia gialloblù subito alle spalle del recordman Giribone,di Saviozzi ed Alessi ma (come ebbe a dirmi ridendo quando l’intervistai per il mio libro “Diario Gialloblù”) “Solo perché non tiravo i rigori, se no sarebbero stati molte di più e quel primato sarebbe ancora mio !!” Ciao mitico “Nonno”, fai buon viaggio, che la terra ti sia lieve e grazie per quanto hai fatto per la mia ( la nostra) Cairese facendo sognare quei ragazzini che come me assiepavano le gradinate di un polveroso “Lionello Rizzo”.